Ditemi le vostre idee


3 pensieri riguardo “Ditemi le vostre idee

    ettore ha risposto:
    10 febbraio 2013 alle 21:34

    Questa è una mia idea che ho sempre difeso: perché non far pagare l’IMU in base alle metrature dell’appartamento oppure in base al reddito?

    Salvatore ha detto:
    21 febbraio 2013 alle 15:43

    Caro Sig.Ettore,visto che è bravo a calcolare e a fare ipotesi,sviluppi ipoteticamente queste mie proposte e vediamo cosa ne viene fuori.

    In campo fiscale:
    abbassamento dell’IVA fino al 18%;

    Riguardo le nuove piccole imprese(ditte individuali comprese)
    estendere il regime dei minimi per i primi 3 anni di attività a tutte le nuove imprese di qualsiasi natura:
    pagamento delle imposte inps solo dal 2° anno e comunque in base al reddito dell’anno precedente e non più a quota fissa (ovvero circa 2.600€/annui).

    Assunzioni:
    nuove regole riguardo le assunzioni degli apprendisti ovvero:
    fare in modo che le aziende che assumono apprendisti per un periodo di 3 anni,tramutino i contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato,continuando ad avere incentivi e agevolazioni fiscali per altri 3 anni,evitando che vengano licenziati al termine dei tre anni per assumere altri apprendisti (ipotetica sanzione:pagamento di tutte le imposte che non hanno pagato grazie agli incentivi).

    Creazione di dazi a protezione dei prodotti Made in Italy
    limitando fortemente le importazioni senza controllo dall’estero,e non sto parlando solo delle merci prodotte in Cina a basso costo.Un esempio su tutti: la Sicilia produce agrumi.
    Se si vuole importare agrumi da un qualsiasi paese che non sia l’Italia ( paese europeo compreso!!)si applicano dei dazi talmente alti da scoraggiare l’acquisto all’estero ( vedi cosa fanno in territorio Elvetico!!)

    Penso che per adesso possano anche bastare…se vuole altre idee su cui far lavorare le meningi mi faccia pure sapere…sono sempre a disposizione!!!

    ettore ha risposto:
    21 febbraio 2013 alle 16:43

    Ti rispondo subito ma non come vorrei perché ho un raffreddore bestiale e ti prego di scusarmi.
    Per quanto riguarda la crescita bisognerebbe che si sappia che il PIL è dato (nella attuale situazione italiana) dalla spesa pubblica moltiplicata per l’inverso della pressione fiscale (48%). Quindi riducendo di 1% le imposte dirette si aumenta del 2% il PIL mentre riducendo di 1% l’IVA aumenta di 1% il PIL. Tutto questo senza modificare di un centesimo il gettito erariale che è indipendente dal livello impositivo e pari alla spesa pubblica più il saldo della bilancia dei pagamenti con l’estero.

    Il régime dei minimi è una buona cosa ma, solo per chi non ha mai esercitato attività d’impresa, altrimenti diventa un’escamotage per fare sempre aziende a sbafo!
    Non dovrebbe avere la fiscalità agevolata, (massimo di 2 o 3 punti e fino ad un volume d’affari non superiore a 500.000 euro) per 3 anni ma, per 5 dato che la mortalità di un Azienda è grande fino ai primi 2 anni.
    Naturalmente servirebbero anche dei circuiti di accesso al credito, altrimenti senza liquidità non vai da nessuna parte.
    Riguardi i contributi Inps penso che in questo momento sia difficile non far pagare le imposte dopo il secondo anno, dato che non penso ci sia la possibilità di una copertura finanziata a meno che non le spariamo come Grillo; dove anche l’asino che vola diventa fattibile!
    Questo perché le casse dell’erario non lo permettono, forse si potrebbe invece pensare ad una cooperazione dello Stato mediate la quale, tu assumi una persona + i contributi inps per tot anni si riducono della metà.
    Riguardo l’apprendistato, tale strumento deve essere inteso come mezzo per imparare un mestiere che poi ti introduca nel mondo del lavoro. Vi è un problema però, quale azienda ti assume?
    Tu saprai che dopo 2 volte che assumi una persona a tempo determinato l a terza volta sei obbligato ad assumerla a tempo indeterminato; questo crea dei problemi perché se le condizioni sono cambiate, sei in crisi e pertanto non ti puoi permettere di assumere.
    Ma queste giustificazioni devono essere verificate, perché se si è in una congiuntura sfavorevole, non ci sono problemi, al contrario, meriti una sanzione (giustamente) da quantificare.
    Praticamente:
    1) apprendistato per 3 anni, intercorsi con stage retribuiti di massimo complessivo 8-10 mesi;
    2) inserimento in albo, gratuitamente, dove le aziende attingono, obbligatoriamente, per le assunzioni per quelle specializzazioni;
    3) quando assumi hai devi vantaggi, magari i contribuiti inps ridotti della metà, per 3 anni;
    4) se alla fine del “tirocinio” non lo assumi a tempo indeterminato, ottieni una sanzione come hai prospettato tu.

    Riguardi i dazi la trovo di difficile attuazione, forse se si specificasse “si applicano dazi doganali per quei paesi dove il prezzo del lavoro è sotto una certa soglia” quantificandola o trovando forme di tutela dei prodotti fabbricati in Paesi Occidentali, dove il prezzo della manodopera è sicuramente più alta di quello della Cina o della Thailandia, forse sarebbe fattibile ma la vedo dura, perché molti Italiani hanno delocalizzato e difficilmente accetterebbero questa imposizione.
    Però questi stessi imprenditori per fregiarsi del marchio “Made in Italy”, i loro prodotti dovrebbero essere concepiti e realizzati integralmente con prodotti nazionali. Occhio che applicando dazi troppo alti potresti avere anche delle ritorsioni!
    Sugli agrumi sfondi una porta aperta, quante volte ho detto che noi abbiamo un panorama variegato di bellezze agricole: Olio, Vino, Agrumi, Grano.
    Tutti questi prodotti dovrebbero essere valorizzati alla stessa stregua del “MADE IN ITALY” proprio per non confonderle con merci di dubbia provenienza.
    Prendiamo l’olio di oliva; quante volte mi è capitato di leggere, in piccolo, su una bottiglia di una nota casa “Olio prodotto da olive extra-cee”.
    Il cliente medio non legge le etichette, lui vede solo il logo ed è convinto che l’olio sia Italiano; niente di più falso!!
    La Svizzera è territorio extra-cee.

    Questo è quello che avevo prodotto circa 2 anni fa:

    1. Riduzione dei contributi previdenziali e IRPEF soprattutto a chi percepisce meno di 2000 euro al mese per aumentare il reddito disponibile delle fasce meno abbienti.

    2. Defiscalizzazione del costo del lavoro all’ingresso nel mercato per stimolare l’assunzione dei giovani e combattere la disoccupazione giovanile molto alta.

    3. Rafforzare i servizi alle donne (soprattutto asili nido) per facilitarne l’ingresso e la permanenza del mercato del lavoro.

    4. Incentivare la web-economy. Un impatto significativo delle nuove opportunità in Rete su almeno quattro ambiti dell’economia italiana. Sviluppo economico in termini di Prodotto Interno Lordo (PIL), creazione di posti di lavoro, crescita delle piccole e medie imprese e surplus di valore per tutti i consumatori tricolori.. In quattro anni – dal 2005 al 2009 l’economia digitale avrebbe contribuito per il 14 per cento alla crescita del PIL italiano, e continua a svilupparsi ad un tasso dieci volte superiore al totale nazionale. Attualmente, l’economia basata sul web andrebbe però a costituire solo il 2 per cento dello stesso PIL, per un valore complessivo pari a 30 miliardi di euro. Nello specifico caso italiano, sono stati creati 1,8 posti di lavoro per ogni occupazione persa. Comunque una cifra bassa se si considera la media di 2,6 posti nei 13 paesi sviluppati e addirittura i quasi 4 della Svezia. Un problema causato in particolare dalla scarsa capacità di innovazione da parte delle piccole e medie imprese locali

    5. Incentivare l’innalzamento dell’età’ effettiva della pensione ( anche per i Parlamentari) per aumentare la partecipazione delle persone nella fascia oltre 55 anni La riforma delle pensioni genera risorse per investire nelle altre iniziative, ma serve altro: una lotta seria all’evasione fiscale, vendita dei beni dello stato a partire dalle aziende di stato e se serve una piccola patrimoniale “strutturale”.
    In questo scenario bisogna aggiungere la decurtazioni del 10% (fino al 2015) degli importi pensionistici a chi percepisce la pensione da minimo 3.000,00 euro ad un massimo di 4.000;
    da un mínimo di 4.001,00 euro ad un massimo di 5.000,00 del 20%;
    da un mínimo di 5.001,00 euro ad un massimo di 7.000,00 del 30%;
    da un mínimo di 7.001,00 euro in poi del 40%
    In modo tale da contribuire al risanamento dei conti Pubblici.

    Welfare aziendale:

    1) aumentare l’importo deducibile per le imprese, che non costituisce reddito assoggettato a tasse e contributi per il lavoratore, del buono pasto (attraverso strumenti come carte elettroniche che non dovrebbero costare all’esercente più del 2,5%) dagli attuali 5,29 €, fermi a prima dell’adozione dell’euro, ad almeno 10 euro; del resto se una impresa offre il servizio di mensa interna, già oggi può dedurre tutti i costi e il servizio non costituisce reddito per il dipendente.

    2) Introdurre il buono trasporti, come accade in molte parti d’Europa e nella vicina Svizzera per compensare in parte l’incremento del costo dei trasporti, prevedendo un importo medio di 8 euro al giorno anche in funzione della distanza dal posto di lavoro, il tutto deducibile dall’impresa e non soggetto a tasse e contributi per il lavoratore.

    Del resto se una azienda offre già oggi il servizio di trasporto collettivo deduce tutto e non c’è reddito per il lavoratore.

    3) Si possono migliorare le condizioni economiche dei dipendenti anche con remunerazioni in natura quali il “pacco spesa”, i “buono libri”, ecc; oggi l’importo deducibile per le imprese e che non costituisce reddito per il lavoratore è modesto (258,25 euro) ma il Governo potrebbe aumentarlo favorendo cosi lavoratori e consumi, generando cosi un inizio di circolo virtuoso.

    Una azienda potrebbe offrire ai propri dipendenti una spesa, tutta italiana, del valore di 65 euro (che all’ingrosso e senza fini di lucro costerebbe alla stessa non più di 50 € mentre in busta paga oltre 110 €) ogni mese.

    Tradotto significa che le prime due misure, considerando 20 giorni lavorativi medi al mese, consentirebbero un incremento di reddito di 250 euro netti mese (+ 20% di salario rispetto a oggi); aumentando da 258,25 a 1.000 euro l’anno la retribuzione in natura, solo per il buono spesa l’incremento di reddito si attesterebbe sui 300 €/mese.

    Vediamo l’effetto moltiplicatore: i lavoratori dipendenti privati sono circa 13 milioni; se solo 10 milioni avessero i nuovi buoni pasto e trasporti ogni giorno lavorativo verrebbero messi in circolazione 130 milioni di € (27,3 miliardi di € l’anno che diventano 34 miliardi con il pacco spese).

    Ma, utilizzando il welfare integrativo, ce ne sarebbero molte di proposte tali da cambiare edequiparare i dipendenti ai lavoratori autonomi che molte di queste agevolazioni le hanno già.

    L’insieme delle proposte illustrate, avrebbe un costo netto per l’erario (differenza irpef – iva) tra i 2 e i 3 miliardi annui.

    Tuttavia per onorare l’articolo 81 della Costituzione, la copertura di questi oneri si ha riformando il non più sostenibile (né etico) sistema della disoccupazione in agricoltura eliminando il limite delle 101 giornate nonché le norme per la “disoccupazione ordinaria con requisiti ridotti” (interessano ogni anno l’enorme cifra di 548.000 lavoratori!) e riducendo le contribuzioni figurative.

    Inoltre, ai soli fini del perfezionamento dei requisiti contributivi per le pensioni di vecchiaia iltotale delle contribuzioni figurative non potrà eccedere i 3 anni (oggi potrebbero essere anche più di 10 soprattutto in agricoltura, tra gli stagionali e i balneari e con requisiti ridotti – oltre 1 milione di lavoratori per anno).

    Infine si potrebbe eliminare il divieto di lavoro per coloro che usufruiscono di forme di ammortizzatori sociali o scivoli pensionistici (si vedano i fondi esuberi bancari e assicurativi).

    Per le imprese

    E’ vero che siamo in recessione, ma ci sono aziende dinamiche e altre che se potessero investirebbero di più per essere più competitive; ma non si può investire e pagare alte tasse perché non si possono ammortizzare in tempi brevi gli investimenti.

    1) Occorre anzitutto ripristinare gli “ammortamenti anticipati” poiché è assurdo investire in macchine elettroniche e poterle ammortizzare in 5 anni quando già sono superate o attrezzature che durano due anni ma si devono spesare in 5.

    Anzi, ad avere il coraggio, per i prossimi due anni ogni investimento dovrebbe essere ammortizzato nel più breve tempo possibile.

    2) Aumentare il valore dei beni spesabili nell’esercizio fermi al vecchio milione ad almeno 1.500 €; pensate a uno smartphone del valore di 650 € che dovrebbe essere ammortizzato in 3 anni!

    Facendo qualche proiezione, considerando le oltre 4,1 milioni di aziende e le circa 4,5 milioni di partite IVA, l’insieme di queste due misure potrebbe incrementare i consumi tra i 25 e i 30 miliardi l’anno.

    In totale, queste “piccole cose” portano a circa 60 miliardi di consumi (più di 4 punti di Pil).

    Se vuoi fammi altre domande o dammi idee, ti ringrazio.
    Ciao
    Ettore

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